La neuropatia motoria multifocale è una rara malattia che impedisce al sistema nervoso centrale di istruire i muscoli sui movimenti da compiere. Pur non essendo fatale può essere gravemente invalidante.
Una patologia dei nervi
La neuropatia motoria è provocata da un malfunzionamento dei nervi motori, quei fasci nervosi che conducono gli impulsi elettrici dal sistema nervoso centrale ai muscoli.
Per fortuna non colpisce i nervi motori che regolano le funzioni vitali, come il battito cardiaco e la respirazione. Si tratta di una patologia autoimmune, non provocata cioè da cause esterne, bensì da un’anomalia della reazione del sistema immunitario.
Allo stato attuale la medicina può solo limitarsi a prendere atto della sua esistenza e a proporre cure sintomatiche, ma comunque efficaci.
Sintomatologia
I sintomi sono spesso difficili da individuare in modo univoco. Possono essere confusi con semplice stanchezza o al contrario apparire identici a quelli dalla sclerosi laterale emiotrofica, SLA, una gravissima malattia mortale.
La persona comincia con l’accusare una certa flaccidità degli arti, soprattutto superiori, e debolezza di alcune articolazioni della mano. Si manifestano spasmi e crampi muscolari e un senso generale di astenia, spesso maggiore in un lato del corpo.
La sensibilità tattile non è intaccata e allo stadio iniziale o nei casi leggeri la malattia non interferisce nella vita quotidiana dell’individuo colpito, che per questo motivo tende a ignorarla. Ma progredendo, può arrivare a rendere la persona incapace di eseguire i compiti più elementari come lavarsi o scrivere.
Diagnosi
La rarità della malattia – un caso su 100.000 persone – unita a sintomi spesso vaghi non la rendono immediatamente identificabile in un check-up di routine. Il medico che abbia dei sospetti chiederà una visita neurologica cui potranno seguire analisi approfondite, in particolare:
- elettroneurografia e elettromiografia, misurazioni della capacità di conduzione elettrica del sistema nervoso periferico; si tratta di esami il cui unico carattere invasivo è l’inserzione di aghi sottocutanei; solo in particolari situazioni può essere richiesta un’inserzione più profonda, l’esame è comunque quasi indolore;
- esame del sangue con ricerca specifica di particolari anticorpi (anti-GM1).
Cura
Nelle sue forme più lievi, la neuropatia motoria non richiede trattamento. Non ha origine da devitaminosi come altre forme di neuropatia, tuttavia l’assunzione di vitamine del gruppo B e in particolare la B12, responsabili del benessere del sistema nervoso, può rappresentare un aiuto anche se marginale.
Sono utili trattamenti fisioterapici e terapie occupazionali. Nelle situazioni più serie, con più o meno invalidanti limitazioni dei movimenti, l’unica terapia efficace è la somministrazione di specifiche immunoglobuline per via endovenosa. Il miglioramento è evidente già dopo una decina di giorni, ma transitorio (fino a tre-quattro settimane).
La terapia immunoglobulinica deve dunque essere ripetuta a intervalli regolari, e oltre ad alleviare fortemente i sintomi, ne previene un eventuale peggioramento.
Nei rarissimi casi di malattia molto avanzata, lo specialista potrà prescrivere una terapia sintomatica con ciclofosfamide, un potente e purtroppo tossico farmaco comunemente usato nelle terapie tumorali, e potente immunosoppressore.
Cure alternative
Nessuna cura alternativa come quella omeopatica risulta essere utile nei casi di neuropatia motoria. Qualora il paziente volesse assumere farmaci erboristici o seguire qualche programma di benessere fisico, dovrà comunque informare il medico, il quale valuterà l’eventuale anche se improbabile esistenza di controindicazioni o di interazioni negative con i farmaci prescritti.
Le terapie parallele proposte dal paziente tendono a coinvolgerlo maggiormente nella cura e hanno per questo un effetto positivo indiretto.
Prevenzione
Le cause della neuropatia motoria non sono note. Sembrerebbe trattarsi di una risposta causale errata del sistema immunitario contro il sistema nervoso periferico.
Non esistono esami clinici di prevenzione e neppure indicazioni statistiche sulla possibilità di insorgenza in uno specifico individuo. Si è solo osservato che si presenta più spesso tra i quaranta e i sessant’anni, ma di fatto può manifestarsi in un momento qualsiasi tra la tarda adolescenza e la vecchiaia avanzata.