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Nevralgia post erpeticaLa nevralgia post erpetica è una complicanza che si verifica con una certa incidenza nei pazienti che hanno contratto l’Herpes Zoster, conosciuto anche con il nome di Fuoco di Sant’Antonio.

Tale complicanza consiste nell’insorgenza di un dolore molto forte, urente, cioè accompagnato da una sensazione di bruciore, che può essere anche trafittivo e pungente e che interessa di solito la zona dove si è verificato lo sfogo cutaneo.

La localizzazione delle vescicole è solitamente corrispondente alle terminazioni spinali interessate dal virus, anche dopo la scomparsa dell’irritazione.

La durata della nevralgia post erpetica non è di facile definizione, in quanto il lasso di tempo dopo il quale si può stabilire questa diagnosi è estremamente variabile.

In genere si diagnostica tale complicanza se il dolore continua anche dopo 3-6 mesi dall’insorgenza dell’Herpes Zoster.

L’Herpes Zoster

Alla base della nevralgia post erpetica c’è, dunque, l’Herpes Zoster, un virus altamente infettivo che è anche causa di una delle malattie esantematiche, come la varicella, nei bambini.

Come è noto la varicella è una malattia per lo più pediatrica, ma può tornare a manifestarsi anche negli adulti, specie anziani, in modo similare al Fuoco di Sant’Antonio, risolvendosi in buona parte con la completa guarigione in 7-12 giorni.

Il virus dell’Herpes Zoster si ripresenta in quanto permane nell’organismo per tutta la vita in maniera latente, stazionando nei gangli nervosi del cranio.

A distanza di anni il virus si può riattivare in concomitanza con un abbassamento delle difese immunitarie dovute all’avanzare dell’età, a patologie correlate, all’assunzione di farmaci e ad altri fattori di rischio che predispongono alla nuova manifestazione virale.

I sintomi della nevralgia post erpetica

Come già accennato la nevralgia post erpetica è un dolore molto pronunciato che segue alla manifestazione dell’Herpes Zoster.

È considerata di origine virale in quanto si richiama al virus che rimane quiescente per anni. Il dolore che il paziente avverte è spesso continuo e può localizzarsi in una zona del corpo limitata all’area al centro della schiena, all’addome e al petto.

Può tuttavia riguardare anche altre zone del corpo, in relazione ai nervi interessati.

Il dolore può insorgere fin dalla comparsa dell’eruzione cutanea, che si manifesta con le tipiche vescicole le quali, con il passare dei giorni, tendono a seccarsi e a creare la crosta.

Nel caso in cui l’insorgenza dell’Herpes Zoster venga curata fin dai primi giorni in cui compare il rush cutaneo, è probabile che si possa anche controllare e attenuare il dolore. In molti casi la nevralgia post erpetica si risolve del tutto spontaneamente.

Nei pazienti particolarmente debilitati e che non hanno una manifestazione evidente del virus, invece, il dolore potrebbe perdurare per mesi e divenire addirittura una malattia cronica. La nevralgia post erpetica compare quindi quando le cure vengono attivate con ritardo rispetto alle primissime fasi dell’infezione virale.

La nevralgia post erpetica, per essere definita tale, deve insorgere entro il primo trimestre seguente alla manifestazione dell’Herpes Zoster. In genere stabilire con esattezza la durata della patologia e i tempi entro i quali potrebbe manifestarsi e risolversi non è facile.

Non esistono, infatti, criteri che possano considerarsi standard. Si evince che il decorso della malattia è soggettivo e dipende dallo stato generale di salute del paziente, in relazione all’efficienza delle personali difese immunitarie.

Il dolore della nevralgia post erpetica può avere delle fasi acute, scatenate da periodi di stress fisico ed emotivo, ma anche semplicemente da uno spavento, da forti rumori, da sbalzi di temperatura. La notte di solito il fastidio aumenta e in genere rappresenta una componente invalidante della vita quotidiana.

Nella fase acuta il dolore può diventare ancora più pronunciato anche solo al contatto fisico, che si tratti della pelle o degli indumenti.

La variabilità dell’intensità del dolore è correlata al livello di percezione del paziente. Quando si attenua o nei casi in cui non è urente, si manifesta con un leggero formicolio della zona interessata e con il prurito.

La scomparsa delle vescicole e delle croste non sempre corrisponde a quella della nevralgia post erpetica e, in quanto patologia collegata ai nervi spinali, si può classificare come neuropatia periferica.

L’incidenza della nevralgia post erpetica

L’incidenza della nevralgia post erpetica aumenta con l’avanzare dell’età. La percentuale delle persone interessate dal dolore a seguito dell’Herpes Zoster al di sotto dei 50 anni è molto bassa, mentre dopo i 60 arriva a circa il 50%. A 70 anni si aggira intorno all’80% dei casi.

A distanza di un mese dall’insorgenza del rush cutaneo i pazienti interessati dal dolore che cronicizza arrivano in media a circa il 12%, senza alcuna differenza sostanziale tra uomini e donne.

Tra i pazienti che manifestano questa complicanza invalidante dell’Herpes Zoster, circa il 40% continua ad avere fastidi a distanza di un anno, specie se c’è stato un ritardo nell’attivazione della cura e nella somministrazione dei farmaci.

Cura e terapia della nevralgia post erpetica

Il virus del Fuoco di Sant’Antonio può essere in qualche modo limitato nelle sue manifestazioni grazie al vaccino, che deve essere somministrato entro 72 ore dall’insorgenza dei sintomi (il rush cutaneo). In tal modo si può alleviare sia la gravità che la durata delle complicazioni, quale può essere la nevralgia post erpetica.

La vaccinazione di solito è consigliata ai pazienti con un’età superiore ai 60 anni, per limitare i fastidi ed evitare che il dolore cronicizzi.

Lo stesso vaccino si configura come una misura preventiva della nevralgia post erpetica, per cui si ipotizza che almeno nel 50% dei casi si potrebbe limitare l’incidenza delle complicanze negli anziani. Chi non è vaccinato si espone a un rischio doppio d’incorrere nelle infauste conseguenze dell’Herpes Zoster.

La prime cure sono affidate all’efficacia degli antivirali e devono essere protratte per almeno una settimana, o comunque fino a quando i sintomi non saranno del tutto scomparsi. L’obiettivo è quello di limitare l’estensione del rush cutaneo e l’intensità nonché la diffusione del dolore.

Nei casi di dolore relativamente sopportabile possono essere somministrati antidolorifici, come il paracetamolo e il principio attivo dell’acetilsalicilico (quello contenuto nell’aspirina).

I benefici associati alla consueta profilassi nel caso del Herpes Zoster permettono di accelerare i tempi di guarigione. In una complicanza come la nevralgia post erpetica il medico curante somministrerà antidolorifici, corticosteroidi e amitriptilina.

Quest’ultima è una sostanza contenuta negli antidepressivi denominati triciclici, in quanto ansia e appunto depressione sono annoverate tra i fattori che aggravano la manifestazione della nevralgia post erpetica. La componente emotiva pare che incida sulla reazione del sistema immunitario e nervoso al dolore e alla sua diffusione cronica.

La capsaicina è un’altra sostanza molto efficace nella cura del dolore derivante da neuropatie periferiche. È nota per essere il principio attivo presente nel peperoncino, al quale conferisce la tipica piccantezza.

Nella cura della nevralgia post erpetica è impiegata sotto forma di pomata, con una concentrazione fino allo 0,75% per attenuare il dolore localizzato.

La sua applicazione varia da 2 a 4 volte al giorno e deve coprire le zone dove è presente il rush cutaneo e il dolore, anche in assenza di sfogo. Il suo completo assorbimento permette di trovare sollievo.

Per attenuare il dolore molto forte si può anche procedere con applicazioni localizzate di anestetici, attraverso l’infiltrazione cutanea con cerotti: tra questi c’è la lidocaina.

Gli antibiotici vengono somministrati soltanto se si sovrappone un’infezione dovuta al prurito nella zona interessata dal rush cutaneo e quindi dal dolore.

Quest’ultimo può interessare anche il nervo trigemino. Si tratta di veri e propri attacchi della durata di circa 2 minuti, descritti come una sorta di scossa. Il dolore si estende all’occhio, alla mandibola e alla mascella, che sono le aree del viso toccate da tale nervo.

In questi casi si può intervenire con un’iniezione localizzata di antispastici e botox direttamente nel ganglio trigemino. Tale intervento va eseguito in modo accurato servendosi della diagnostica per immagini. Ad alleviare il dolore, tra i più forti che si possano avvertire, concorre anche la somministrazione della stessa amitriptilina.

La cura e il trattamento della nevralgia post erpetica consistono in una combinazione di farmaci, tra cui anche oppiacei, antiepilettici e anticonvulsivanti. Gli antiepilettici, in particolare, vengono somministrati quando il dolore si manifesta con delle fitte, per regolarizzare l’attività elettrica dei nervi danneggiati dal virus.

Nei casi in cui il dolore è lancinante ed esteso il medico potrebbe anche decidere la somministrazione per via endovenosa di corticosteroidi direttamente nel liquido cerebrospinale.

Un’altra terapia d’urto sono le iniezioni localizzate della tossina botulinica, molto utile ad alleviare il fastidio. Le cure della nevralgia post erpetica rientrano in quella che è nota anche come terapia del dolore.

Vitamine ed integratori

Una dieta mirata nella cura della nevralgia post erpetica può essere utile a coadiuvare la terapia farmacologia. In particolare l’assunzione di diverse vitamine agisce sul ripristino delle normali funzioni dei nervi danneggiati.

La vitamina B, per esempio, è consigliata in caso di nevrite. Si può associare come sostanza aggiunta alle iniezioni di cloridrato di tiamina, che si rivela un’ottima misura preventiva per le complicanze erpetiche.

Per attenuare il dolore localizzato relativo alle lesioni cutanee sono indicate le vitamine A e C. La vitamina C è nota per la sua capacità di rinforzare le difese immunitarie.

La vitamina E è, invece, consigliata per i pazienti che si trovano ad affrontare la cronicizzazione della nevralgia post erpetica e può anche essere utilizzata con applicazioni topiche, aggiunta a oli lenitivi per l’irritazione e con un effetto antalgico.

Omeopatia e agopuntura per curare la nevralgia post erpetica

Per il trattamento della nevralgia post erpetica ci si può affidare altresì all’omeopatia e all’agopuntura, con tecniche che non si sostituiscono alla medicina ufficiale ma si affiancano ad essa coadiuvandola.

L’omeopata prende in considerazione il soggetto affetto dal dolore come unità di mente e corpo, consigliando alimenti da evitare e da preferire, al fine di combattere ansia, depressione, acidosi metabolica ed eccesso di zuccheri nel sangue.

L’agopuntura si prefigge di accompagnare la terapia antalgica, intervenendo sulla modulazione del flusso sanguigno e sulla percezione stessa del dolore.

Con questa tecnica si ottengono effetti miorilassanti e antinfiammatori, con sedute che possono proseguire anche per mesi, in base al singolo caso.

L’agopuntura si configura come una terapia utile a quei pazienti che soffrono di nevralgia post erpetica cronica, evitando loro gli effetti collaterali dei farmaci nelle terapie prolungate e l’assuefazione.