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polinevrite viraleLa polinevrite, nota anche come polineurite, è un’infiammazione contemporanea e di solito simmetrica di più nervi periferici spinali.

Insorge in seguito a intossicazioni (alcolismo, esposizione a sostanze tossiche, ecc…) e più raramente in conseguenza di infezioni, di solito gravi. Può anche avere cause metaboliche come il diabete.

La polinevrite conseguente a malattie infettive che si presentino in forma particolarmente acuta, quasi sempre si manifesta quando la patologia che l’ha generata è in remissione se non del tutto scomparsa. Colpisce di solito individui tra 20 e i 40 anni, raramente i bambini.

Sintomi e diagnosi

La polinevrite si localizza quasi sempre negli arti, con sintomi che sono l’intorpidimento di braccia e gambe, e distorsioni della sensibilità tattile come iperestesia (eccessiva sensibilità) e anestesia, cui si associano formicolii, astenia, e dolori ora sordi e cronici, ora improvvisi e lancinanti.

La compressione dei fasci nervosi è dolorosa. L’astenia tende ad aggravarsi sino a trasformarsi in vera e propria paralisi accompagnata da trofismi localizzati: eccessiva sudorazione di mani e piedi, edemi, perdita delle unghie, ecc… Con il tempo la polinevrite può portare ad atrofia muscolare e a danni gravi del sistema nervoso periferico.

Messo sull’avviso dai sintomi evidenti, il medico prescriverà:

  • analisi neurologiche volte a verificare la situazione muscolare e dei riflessi tendinei, e della risposta nervosa agli stimoli;
  • analisi del sangue ed elettromiografia: una tecnica indolore di misurazione della funzionalità dei fasci nervosi;
  • in alcuni casi una TAC o una biopsia.

Cause

La polinevrite è provocata a volte da malattie infettive contratte in forma particolarmente violenta: non solo patologie relativamente rare come tifo, tubercolosi, encefalite letargica e difterite, ma anche morbillo e parotite, e persino l’influenza. La localizzazione di alcune polinevriti può indicare la malattia che le ha generate.

Così, un’infiammazione dei nervi dell’avambraccio e del nervo ottico avranno probabile origine dalla sifilide, mentre la polinevrite più diffusa, quella post-difterica, coinvolge di solito i muscoli di palato, faringe ed esofago, e quello ciliare.

L’insorgenza di una polinevrite è piuttosto casuale e non sono individuabili fattori di rischio specifici se si eccettua una situazione di devitaminosi del gruppo B. In particolare la vitamina B12 ha un ruolo fondamentale nel proteggere le fibre nervose, avendo azione antiossidante utile a proteggere il rivestimento mielinico delle fibre.

Cura e prognosi

Nei casi di polinevrite infettiva, deve essere curata in primo luogo la malattia principale che ha provocato la forte infiammazione dei fasci nervosi. Non riconosciuta e trattata prontamente, la polinevrite può avere esito fatale, in particolare nei casi acutissimi. La cura è prevalentemente a base di farmaci antidolorifici, antinfiammatori ed eventualmente steroidei.

Qualora siano già presenti limitazioni dei movimenti è utile e talora di importanza fondamentale una fisioterapia riabilitante. Nel caso in cui la nevrite abbia danneggiato tronchi nervosi interrompendoli, è necessario intervenire chirurgicamente per ripristinare le connessioni nervose (neurorrafia).

Posto che le terapie mediche sono le uniche utili alla guarigione, chi abbia un occhio di riguardo per la medicina olistica, che considera cioè la malattia nel contesto complessivo del corpo e della mente, potrà coadiuvare la terapia principale con una particolare alimentazione che favorisca reazioni biochimiche del corpo tese a contrastare l’infiammazione.

Ancora una volta, soprattutto in situazioni di cattiva o insufficiente alimentazione, l’assunzione di vitamine del gruppo B favorendo la salute del sistema nervoso periferico sono un ausilio prezioso durante il processo di guarigione.

La prognosi della polinevrite ha di solito tempi lunghi, da alcuni mesi fino a due anni, in dipendenza del quadro clinico generale, dell’età del paziente e del livello di gravità raggiunto dall’infiammazione. È necessario che il corpo abbia il tempo di recuperare la funzionalità dei nervi lesi dalla malattia.